Leonardo da Vinci. Dai disegni dell’Ambrosiana di Milano alle macchine lignee di G. Manisco
Mimma Pasculli Ferrara, Università di Bari
Nessuno studio sulla vita e l’opera di Leonardo può essere intrapreso senza ricorrere al Codice Atlantico. Il Codice,conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, è la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi di Leonardo da Vinci. È composto da 1119 fogli, che abbracciano la vita intellettuale di Leonardo per un periodo di oltre quarant’anni – dal 1478 quando aveva 26 anni al 1519 anno della sua morte in Francia -, e comprendono i temi più disparati: schizzi e disegni preparatori per opere pittoriche; ricerche di matematica, geometria, anatomia, astronomia, ottica e botanica; meditazioni filosofiche, favole e ricette gastronomiche; architettura militare e civile; marchingegni per il volo meccanico e planato (tra cui un primo abbozzo di paracadute), pompe idrauliche e strumenti vari per il sollevamento dell’acqua e lo sfruttamento della energia idrica; ma soprattutto è celebre per i numerosi disegni e progetti (talvolta avveniristici) di macchine belliche e civili (La Pinacoteca Ambrosiana, 2015).
Alcuni disegni delle “macchine lignee” sono stati studiati e pubblicati da vari ricercatori quali il Cianchi nel 1978 (Le macchine di Leonardo, Becocci, Firenze), il Pedretti nel 1999 (Leonardo: le macchine, Giunti, Firenze), il Lisa nel 2005 (Codice Atlantico, Biblioteca Ambrosiana, Milano). Nel 2000 l’intero Corpus dei disegni in 12 volumi dell’Ambrosiana fu riproposto fedelmente in 4 Tomi, con Introduzione di Pedretti (Giunti Editore), e reso accessibile a tutti. Ed è proprio il libro di Cianchi, con Introduzione di Pedretti, che ispirava l’ing. Giuseppe Manisco a materializzare i Progetti di Leonardo da Vinci, in quanto ivi «venivano riproposti alcuni disegni macchinali di Leonardo da Vinci con efficacissimi commenti tesi a comprendere il funzionamento delle macchine ivi rappresentate».
E dalla prima rivisitazione della “macchina lanciasassi” di Leonardo, creata dall’ing. Manisco nel 2009, si è arrivati alle 80 Macchine realizzate ed esposte nel Palazzo – Castello Belmonte Pignatelli di Galatone, paese natio dell’artista. Una collezione unica di macchine, di ingranaggi e opere di ingegno realizzati in scala reale secondo i calcoli di Leonardo appuntati sui vari disegni del Codice Atlantico, che miracolosamente sopravvive da 500 anni. Allestito alla fine del Cinquecento dallo scultore Pompeo Leoni, che aveva recuperato una parte degli studi autografi di Leonardo dagli eredi di Francesco Melzi, il fedele allievo a cui il Maestro aveva affidato i propri scritti in punto di morte. Il nome “Atlantico” venne attribuito in realtà per le dimensioni dei fogli su cui Pompeo Leoni montò gli scritti di Leonardo, formato all’epoca degli atlanti geografici. Il Codice venne poi ceduto da un erede del Leoni al Marchese Galeazzo Arconati, che a sua volta lo donò nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana, garantendone in questo modo la conservazione e la trasmissione alle generazioni future. Nel 1796 la preziosa raccolta, requisita e trasferita a Parigi in seguito alla conquista di Milano da parte di Napoleone, rimase al Louvre per 17 anni, fino a quando, nel 1815, il Congresso di Vienna ordinò la restituzione di tutti i beni artistici trafugati dal Bonaparte ai legittimi Paesi di appartenenza, tra cui il Codice Atlantico all’Ambrosiana di Milano. Nel 1968 il Codice venne sottoposto a una radicale opera di restauro, durante il quale fu rilegato in dodici volumi. L’oggettiva difficoltà per poter effettuare analisi comparative dei fogli portò, nel 2008, l’Ambrosiana ad avviare un’operazione di “sfascicolatura” dei dodici volumi del Codice e quindi il posizionamento dei singoli fogli all’interno di passepartout appositamente studiati per garantirne la migliore conservazione. Allo stesso tempo per facilitarne l’esposizione, nella Pinacoteca Ambrosiana, con la presentazione a rotazione di un consistente numero di fogli, scelti in funzione di specifiche tematiche, così da permettere ai visitatori un accostamento alla ricca e complessa personalità di Leonardo come uomo di scienza e di arte.
Vari sono i disegni a soggetto artistico e architettonico. I singoli fogli, ricchi di annotazioni sugli aspetti teorici e pratici della pittura e della scultura, sull’ottica, la prospettiva, l’anatomia, la teoria della luce e dell’ombra (lo “sfumato leonardesco”), fino ai materiali usati, forniscono anche la prova dell’abilità artistica di Leonardo. Per esempio, negli studi per l’Adorazione dei Magi e la Battaglia di Anghiari, o nei progetti per i monumenti equestri a Francesco Sforza e a Gian Giacomo Trivulzio, o nei ritratti, tra cui uno dei più bei disegni del Codice Atlantico (di Leonardo o dell’allievo Boltraffio) il Ritratto di Isabella d’Aragona, sposa a Milano nel 1489 di Giangaleazzo Sforza, e, da vedova, futura duchessa di Bari dal 1501 al 1524. Ritengo opportuno sottolineare che il progetto più ambizioso di Isabella a Bari sia stato quello di ‘porre in isola’ la città con l’apertura di un largo canale navigabile, dal litorale di ponente sino al porto sulla costa orientale. Una serie di ponti avrebbe dovuto assicurare il collegamento fra l’entroterra e la città murata.
Quanto alle premesse progettuali sembra evidente il riferimento, nell’ambito della precedente esperienza milanese, alle opere di ingegneria idraulica promosse dagli Sforza per il potenziamento e la manutenzione dei Navigli, e alla stessa frequentazione di Isabella d’Aragona con Leonardo da Vinci (l’ingegnere militare inviato nel 1482 da Lorenzo il Magnifico da Firenze a Milano presso Ludovico il Moro), di cui sono ben noti i disegni per una città fluviale.