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Leonardo da Vinci e la visione scientifica della Botanica

Franca Tommasi,  Università degli Studi di Bari

            Il grande Leonardo da Vinci, di cui nel 2019 ricorrono i 500 anni dalla morte, è un genio poliedrico noto soprattutto per le sue invenzioni, per le opere pittoriche e per la sua attività di scienziato. Incarna in pieno lo spirito del Rinascimento esprimendosi nei più svariati campi della conoscenza. Egli ha avuto numerose intuizioni innovative in vari campi, ha lasciato numerosi progetti d’avanguardia e soprattutto ha avuto un ruolo notevole nei progressi della conoscenza anticipando con le sue osservazioni scoperte che sarebbero state fatte diversi anni dopo.

            La sua attività, sebbene inserita nel contesto dell’epoca in cui è vissuto, mostra aspetti meno noti, ma molto significativi come il ruolo notevole da lui avuto anche nella Biologia vegetale.

            Acuto osservatore di tutti gli aspetti della natura nelle sue diverse forme e organismi, realizza disegni di tipo analitico e qualità fotografica di piante, animali, uomo. La sua attività principale di pittore lo porta ad osservare, interpretare, porsi domande e cercare risposte. Il dover riprodurre nei suoi dipinti piante lo induce a guardarle con attenzione e a cogliere particolari dei quali la sua genialità e le sue doti non comuni gli fanno intuire e comprendere il senso e lo inducono ad elaborare in modo innovativo alcune caratteristiche delle piante. Nelle sue opere grafiche spesso interpreta ciò che vede, aggiungendo talvolta rielaborazioni personali, ma quasi sempre riporta in modo quasi fotografico ciò che osserva.

            Si può considerare il primo scienziato che ha distinto la forma dalla funzione e se Galileo è considerato il padre del metodo scientifico, Leonardo lo ha applicato diversi decenni prima di lui.     Leonardo ebbe l’intenzione di scrivere un’opera sulle piante, ma probabilmente non lo fece mai, anche se nei suoi taccuini ha lasciato numerosi appunti che sono stati largamente studiati da vari autori. Fra i suoi appunti sulle piante, notevoli sono le intuizioni sulla fillotassi che egli riproduce nelle opere pittoriche talvolta rielaborandola in forme che lo affascinano, come la spirale.    In quest’ultima egli vede il divenire e la cerca non solo nelle piante, ma in tutti gli esseri viventi. Osservando i fusti legnosi, comprende che le cerchie del legno sono il risultato della crescita in spessore del fusto interpretandone correttamente il significato e cogliendo anche il concetto dell’influenza delle condizioni climatiche sul loro sviluppo.

            Benché il microscopio non esistesse ancora e anzi sarebbe stato inventato molti decenni dopo, comprende che esistono i tessuti di conduzione delle piante, che essi sono di diverso tipo e che attraverso di essi scorre la linfa. Comprende che le piante per vivere hanno bisogno di acqua e di luce precorrendo con le sue intuizioni le ricerche che solo nel XX secolo avrebbero chiarito gli aspetti fondamentali del metabolismo delle piante. Realizza la coltura idroponica che ha consentito numerose scoperte scientifiche e che viene usata oggi anche in applicazioni agronomiche. Distingue la forma dalla funzione in modo da anticipare la ben più recente distinzione fra la Botanica e la Fisiologia vegetale, ma nello stesso tempo le integra fra loro precorrendo il concetto sintetico della Biologia vegetale di oggi.

            Le sue osservazioni lo inducono a disegnare, riprodurre accuratamente varie specie di piante e a cogliere le somiglianze e le differenze, in un tentativo di identificazione e classificazione di specie che condividono lo stesso ambiente. Da questi disegni traspare il morfologo, il fisiologo e il sistematico di specie vegetali. Realizza i suoi disegni con tecniche innovative per il suo tempo e realizza anche dei tentativi di conservare piante e foglie. Con l’olio e la fuliggine imprime le forme vegetali in modo da conservarle su un supporto, realizzando di fatto dei campioni di erbario. I suoi disegni mettono spesso a confronto specie diverse nella stessa famiglia cogliendo e disegnando analogie e differenze, indicando che spesso Leonardo si cimenta con la classificazione delle piante.    Alcune immagini dei suoi disegni si ritrovano nei suoi dipinti e affreschi, così che spesso costituiscono una sorta di firma dell’autenticità della sua opera. Su questa base, infatti, la versione della Vergine delle Rocce conservata al Louvre gli viene  attribuita con certezza, mentre. il quadro conservato a Londra viene attribuito anche a suoi allievi. La Biologia vegetale al tempo di Leonardo aveva le massime espressioni negli studi di Aristotele, Teofrasto, Plinio il Vecchio e Dioscoride. A quest’ultimo si deve lo studio di piante soprattutto con applicazioni nella medicina. Al tempo di Leonardo nascevano gli erbari figurati, ovvero rappresentazioni fantasiose di piante e i primi orti botanici di Pisa, Firenze e Padova intesi come orti dei semplici, ovvero collezioni di piante officinali.

            Anche in questo Leonardo precorre i tempi interessandosi e descrivendo specie non solo officinali. Forse non è del tutto corretto attribuirgli in modo puramente celebrativo e forzato conoscenze moderne che forse non poteva avere al suo tempo, ma è innegabile che ci abbia comunque tramandato quello che oggi un uomo di scienza sa di dover fare: studiare, osservare, riprodurre, porsi domande, cercare risposte, formulare ipotesi e cercare dimostrazioni. La sua sete di conoscenza, la voglia di sperimentare, il suo spirito acuto sono oggi più vivi che mai dopo 500 anni e le sue opere, disegni, appunti ci parlano oggi come 500 anni fa. La sua scrittura particolare a specchio, da mancino, ne fanno un uomo non comune e affascinante e ce lo rendono attuale come se dovessimo andare a incontrarlo nella sua bottega e dovessimo discutere con lui i particolari che il suo genio ci ha tramandato.

BIBLIOGRAFIA

F. Capra, Leonardo e la botanica,  2018 , Aboca

W. Emboden,  Leonardo da Vinci on plants and gardens, 1987

F. Zöllner, Leonardo da Vinci, Taschen, 2015