L’uccello è strumento operante per legge matematica
(Codice Atlantico, 434r)
Luigi Borzacchini, Accademia Pugliese delle Scienze
1. Questa frase è una anticipazione della teoria cartesiana dell’animale-macchina? una sorta di proto-meccanicismo? Ma il meccanicismo sarà nel Seicento un riflesso filosofico del ruolo centrale che la meccanica matematica aveva assunto nella filosofia naturale, mentre nel Rinascimento la meccanica era ancora solo un’arte manuale.
La grandezza di Leonardo come pittore, anatomista e inventore è indiscussa. Ma come fisico e matematico la sua reputazione è molto più complicata. Nell’Ottocento le prime analisi dei suoi codici motivarono l’idea del grandissimo scienziato, l’ispiratore e il precursore di Galileo. E poi romantico eroe di una scienza unitaria, universale, enciclopedica: il genio universale.
Ma coi primi decenni del Novecento assistiamo a un radicale ridimensionamento della sua figura come scienziato. Duhem studia autori del Duecento e Trecento che introducevano idee e temi che caratterizzeranno la scienza galileana: erano ‘i precursori di Galileo’, che avevano ipotizzato per i temi della filosofia naturale, soprattutto sul moto, soluzioni critiche rispetto a quelle di Aristotele.
E inoltre le prime edizioni critiche dei codici di Leonardo mettono in luce anche i difetti della sua fisica e della sua matematica. E nel contempo si frantuma anche la sua immagine unitaria: il ‘genio universale’ viene sostituito dai mille “leonardi”.
2. Il Rinascimento è un interregno, in mezzo alle due più grandi architetture scientifiche della storia: la filosofia naturale aristotelica e scolastica – duemila anni -, e la scienza moderna, aperta dalla Rivoluzione Scientifica e ancora oggi alla base della nostra civiltà.
La scienza aristotelica, e in buona misura anche quella medievale, viveva su un sistema di grandi ‘fratture’: quella tra sapere e lavoro, quella tra scienze e tecniche (tra cui la meccanica), quella tra essere e divenire, tra matematica (scienza dell’essere) e fisica (scienza del divenire). La scienza moderna sarà soprattutto fondata sul superamento di tali fratture, in una ‘filiera’ che va dalle scienze più astratte, come la matematica e le scienze teoriche, attraverso le scienze applicate e ingegneristiche, fino alle tecnologie e ai prototipi industriali.
La fine del Medioevo aveva posto il problema della scienza nello sviluppo tecnico, il Rinascimento è per la storia dell’arte e anche per la storia della tecnica un’età dell’oro, ma per la matematica e la fisica è una età del ferro. La meccanica era ancora solo un’arte manuale, ma poneva il problema del moto. In Aristotele (e nel Medioevo) c’era il moto naturale (alto/basso per i gravi, moto circolare dei cieli), il moto violento (causato da un soggetto esterno a contatto col mobile), il moto misto (dei proietti, frecce o pietre scagliate). Quest’ultimo creava grossi problemi: come continuava dopo il lancio, in assenza di un motore a contatto? Aristotele aveva pensato all’aria, ipotizzando una sorta di moto turbinoso dell’aria che spingeva il proietto. Il volo in Leonardo ci appare quindi come un ‘tour de force’ puramente tecnico, erede delle ali di piume di Icaro.
3. Per Leonardo invece il moto, il divenire, è la ‘primitiva’ della scienza. Al posto dei 4 elementi ci sono le 4 ‘potenze’: moto, forza, percussione, peso. Ma è stato sempre criticato perchè la sua meccanica si muove ondeggiando tra la Scolastica e i ‘precursori di Galileo’: comprende l’accelerazione di gravità e l’inerzia, ma applica anche il moto turbolento ipotizzato da Aristotele, necessario per spiegare il moto di pesci e uccelli. La pittura per lui deve rappresentare il moto: il moto e il divenire sono la cifra comune dell’unico Leonardo e legano pittura e meccanica, la sua “scienza del divenire in quanto divenire” è anche la sua arte. La scienza moderna troverà nel Seicento un equilibro tra essere e divenire, tra leggi del moto newtoniane e leggi di conservazione cartesiane e leibniziane, e tra scienza e applicazioni tecniche inizierà una crescente articolazione e differenziazione funzionale, ma non più una opposizione come in Aristotele.
Ma poi quale può essere la ‘legge matematica’ che sovrintende al volo dell’uccello? I suoi numerosissimi esempi hanno un carattere geometrico, e si basano su osservazioni geometrico-meccaniche intuitive più che empiriche. Non c’è alcuna distanza tra la scienza teorica, il suo modello matematico e la realizzazione ingegneristica. Leonardo ‘vede’ nel volo dell’uccello centri di gravità, leve, forme e dimensioni, il ‘vacuo’, l’attrito e la spinta del vento.
La scienza di Leonardo ruota intorno al suo ‘sguardo’, che è non solo oggettivo, ma anche in grado di mostrare la vita più profonda e autentica delle cose: è l”occhio’ a dare alla pittura il suo carattere scientifico. La sua è la percezione di una ‘realtà aumentata’ matematica e meccanica. Lo sguardo tocca e ricrea la realtà più intima delle cose, questo fa della sua prospettiva molto più che una tecnica riproduttiva, e consente alla sua pittura di descrivere il moto e l’anima, motivando la superiorità della pittura sulla scultura e le altre arti e discipline.
4. E’ a Milano che cominciano i suoi studi sul volo, che evolvono in fasi differenti, dando quasi una sintesi della evoluzione del suo pensiero; all’inizio orientato ad una riproduzione analogica, quasi come in Dedalo: vuole imitare anche penne e piume, ma il discorso è sempre più legato alla analisi meccanica del volo degli uccelli, alla loro anatomia e alla realizzazione strumentale del volo. Il volo degli uccelli è il vero ‘laboratorio’ della sua meccanica. Più tardi l’uomo verrà posto in posizioni diverse e il volo meccanico dovrà essere un moto planato con ali simili a quelle dei pipistrelli. Alla fine gli sarà chiaro che l’uomo non può imitare l'”anima” del’uccello.
Leonardo è solo, immensamente lontano dai precursori di Galileo, ma anche da Galileo. E’ anche uomo del Rinascimento, ma anche da questo si distacca. Non lascia un teorema o una legge ‘di Leonardo’, però dopo di lui non si potrà più ritenere la meccanica un’arte manuale, opporre scienza e tecnica, sapere e lavoro, fisica e matematica.
il XVI è un secolo tragico e Leonardo non è un genio ‘solare’, è il ‘genio universale’ ma è anche ‘il più solitario dei geni’, è isolato e vagabondo, lo sa, e ripete: “se sarai solo sarai tutto tuo“.